E’ stato ritirato l’emendamento 7.0.20 proposto nell’ambito del Decreto fiscale che riguardava l’abolizione dei benefici fiscali per i veicoli certificati e registrati di interesse storico e collezionistico. Tutto resta come prima, dunque le “ventennali” sono salve e gli appassionati di auto d’epoca possono tirare un respiro di sollievo: è stato ritirato l’emendamento proposto nell’ambito del Decreto fiscale e riguardante l’abolizione dei benefici fiscali per i veicoli certificati e registrati di interesse storico e collezionistico con età compresa fra 20 e 29 anni.
Dopo giornate di grande tensione, nella seduta congiunta delle Commissioni Finanze e Lavoro del Senato, è stato deciso di mantenere i benefici fiscali per i veicoli certificati e registrati di interesse storico e collezionistico con età compresa fra 20 e 29 anni, che attualmente pagano un’imposta agevolata come forma di tutela per la loro conservazione.
Una battaglia vinta per l’Asi impegnata in prima linea per evitare una manovra che avrebbe potuto danneggiare l’intero settore. Attualmente le cosiddette “ventennali”, che hanno ottenuto e riportato a libretto il certificato di interesse storico e collezionistico pagano infatti l’imposta ridotta del 50% come forma di tutela che facilita la loro conservazione ed evita la rottamazione o la vendita all’estero a commercianti o collezionisti stranieri.
“ASI e tutti gli appassionati ringraziano i parlamentari che hanno ascoltato e compreso le nostre tesi” – dice Alberto Scuro, presidente della Federazione italiana di riferimento per il motorismo storico”.
“Sicuramente sono prevalsi il buon senso e l’importanza di tutelare il settore – continua Scuro -. Avevamo ottenuto un abbassamento della pressione fiscale nella Finanziaria 2019, dopo che tra il 2015 e 2018 erano state eliminate le tutele per le ‘youngtimer’ causando la dispersione di parte del patrimonio motoristico nazionale e l’indebolimento dell’indotto legato alla filiera professionale.
I veicoli ventennali che godono oggi di questa agevolazione sono lo 0,15% del parco veicolare totale e l’1,14% del parco veicolare ventennale (dati della Motorizzazione al 2 novembre 2021): numeri che non giustificano azioni penalizzanti a fronte di ciò che essi sono in grado di produrre in termini di sviluppo culturale, turistico ed economico”.